giovedì 15 agosto 2013

๑๑๑ Il Canto del Grembo e la Danza del Sangue ๑๑๑

Le Iniziazioni Femminili


Nel cuore del mio grembo giace la mia bellezza (afferrare con le mani vicino al viso)
Nel cuore del mio grembo giace la mia bellezza
Donna, Dea, regina sono io
Donna, Dea, regina sono io

Nel cuore del mio grembo giace la mia saggezza (passa una mano sulla fronte)
Nel cuore del mio grembo giace la mia saggezza
Donna, Dea, regina sono io
Donna, Dea, regina sono io

Madre ti sento
Madre ti sento sotto i miei piedi, Madre mi sento battere il cuore
Madre ti sento sotto i miei piedi, Madre mi sento battere il cuore


Sorella ti sento nel canto del fiume,
Acque eterne che scorrono su e su
Sorella ti sento nel canto del fiume,
Acque eterne che scorrono su e su

Canto di Susan Weed



Le tradizioni dei riti mestruali risalgono quasi tutte ai Nativi Americani, popolo che ha sempre posseduto un grande rispetto per il sanguinamento della Donna, popolo che possedeva e possiede la saggezza legata alla Terra e al Cielo, all’osservazione dei cicli naturali e di come questi cicli fossero seguiti anche dal corpo umano.
Il corpo della donna ancora più del corpo dell’uomo esprimeva questo antico legame con la Terra e il Cielo, legata al Cielo dalla Luna e dalle sue Fasi, e alla Terra dal Sangue che era nutrimento per ogni coltivazione.
La Donna quindi nel momento del sanguinamento era un ponte, un ponte divino fra la Luna ( Cielo) e la Terra, rappresentava la forza Creatrice in atto, era il serpente che cambia pelle e non muore, simbolo dell’eterno divenire dell’anima.
Diverse cerimonie tutte molto suggestive raccontano di come questo popolo festeggiasse i passaggi femminili come vere e proprie iniziazioni.
Gli uomini affrontavano un rituale di iniziazione nel momento del passaggio dalla pubertà alla maturità, ed è esattamente questa la prima iniziazione del femminile, il menarca, la prima mestruazione, quando la fanciulla per la prima volta sanguina avviene la prima iniziazione del femminile.
Dalle cerimonie delle iniziazioni maschili e femminili sono nate le prime forme di celebrazione e iniziazione, documentate in tutte le culture primitive. *
Uno dei rituali iniziatici maschili prevede la circoncisione, il significato simbolico di questa iniziazione è molto potente, il taglio del cordone ombelicale che teneva legato il bambino al mondo femminile, è tempo per il ragazzo di entrare a far parte del mondo maschile e con questa cerimonia per molte popolazioni arcaiche avviene il passaggio, di solito il rito viene celebrato per mano maschile e le donne non hanno accesso a questa pratica.
Allo stesso modo la bambina che attraverso il menarca diviene una ragazza viene allontanata dal villaggio accompagnata da una donna anziana che si occuperà di insegnarle i segreti del femminile, la donna anziana costruisce per questo scopo una capanna e scava una grande buca dove accenderà un fuoco per fumigare i genitali sanguinanti della ragazza, le due donne vivranno isolate per alcuni mesi in cui l’anziana sarà maestra di femminile per la ragazza.
Per le mestruazioni successive non vi sarà più un così lungo periodo di isolamento, la donna anziana seguirà sempre la ragazza ma la capanna sarà quella che tutte le donne mestruate frequentano, dove avranno tempo per conoscersi, per raccontare, per celebrare .
Un altro meraviglioso rituale che mi piace raccontarvi è quello dei Cuna di Panama, questa antica popolazione ha sempre onorato il primo sangue femminile, loro a differenza degli aborigeni di cui abbiamo parlato sopra non hanno una capanna mestruale ma una grotta, dentro questa sacra grotta cresce una pianta, il saptur, i cui frutti contengono un liquido molto simile al sangue mestruale e quindi considerato il sangue della Dea Mu, protettrice delle donne di questa tribù.
Vicino alla grotta sacra nasce la capanna di Inna, dove avviene in rito di iniziazione delle giovani donne mestruate.
La ragazza viene ricoperta di terra, le donne anziane si siedono in cerchio intorno a lei e fumano e fumando invocano Mu, poi la ragazza scuote via la terra e le donne anziane le cospargono il volto con il succo di saptur, a questo punto la ragazza è pronta per entrare nella capanna di Inna dove le verranno tagliati i capelli come atto di abbandono dell’infanzia per rinascere a nuova vita.
Un altro dei riti di passaggio che sono giunti sino a noi, legato al primo sangue delle fanciulle, proviene dalla tradizione dei Navajo ed è conosciuto con il nome di Kinaalda (“rito di pubertà”).
Secondo le leggende questo bellissimo rito fu insegnato alle donne da Estsanatlehi (“Madre di tutti”), la Donna che Muta, o Donna che si Rinnova, chiamata con molti nomi diversi tra cui Donna Conchiglia Bianca e Donna Dipinta di Bianco. Ella è la personificazione divina della Terra, con il suo Equilibrio immutabile ed i suoi Cicli perenni. Lei muta il suo abito, veglia sui cicli della Luna e delle Donne, su quelli del sangue e sui passaggi della vita femminile, specialmente su quello determinato dalla comparsa del mestruo che rende la fanciulla feconda.
Splendidamente vestita di candide conchiglie e di preziosi turchesi, è la segreta amante del Sole, con il quale fa dolcemente l’amore nei boschi verdi e sulle spiagge bagnate dalle onde, forse insegnando alle donne a fare lo stesso…
La sua pelle non raggrinzisce mai perché ogni qual volta Ella raggiunge una certa età si incammina verso Est, dove incontra la Se Stessa fanciulla e, abbracciandola, ne riassume le sembianze. Per questo si dice che fu Lei ad istruire le Donne sui segreti dell’Eterna Giovinezza, mostrando loro come mantenere viva ed ardente la Bimba interiore nonostante l’incedere degli anni ed il peso del corpo. Allo stesso modo, fu Lei a trasmettere loro tutta la Conoscenza tradizionale, così come gli antichi riti, i canti sacri, le parole magiche e i profondi misteri femminili.
In questo rito, che dura quattro giorni, la fanciulla divenuta donna si trasforma nella Donna che si Rinnova ed accoglie il Suo potere sacro dentro di sé, spargendo benedizioni al popolo che la festeggia con gioia e devozione. Le anziane della tribù la vestono con conchiglie bianche, simbolo della bellezza languida e voluttuosa delle acque e della femminilità, poi, facendola sdraiare con la pancia a contatto con la terra, la massaggiano con mani sapienti. Si crede, infatti, che nei momenti di passaggio e di iniziazione ad una nuova condizione di vita, il corpo ritorni morbido come al momento della nascita e che possa quindi essere “impastato” e “modellato” come fosse fatto d’argilla o di soffice pasta di pane. Così, lo si aiuta ad assumere una nuova forma, quella della donna fertile, in armonia con la trasformazione avvenuta interiormente.
Durante il primo e l’ultimo giorno del rito, la ragazza cammina in senso orario intorno ad un cesto pieno di cereali, pigmenti di pittura, polline e piume, considerati sacri elementi del rituale; il quarto giorno viene invece preparato un grande dolce. La fanciulla, insieme ad altre donne, pesta e polverizza il granoturco, facendolo diventare farina, e questa viene benedetta con il sacro polline e poi sparsa circolarmente in direzione del Sole. Quindi vengono presumibilmente uniti altri ingredienti a formare un impasto che viene poi avvolto nei cartocci del granoturco ed interrato. Sopra alla terra umida che ricopre il composto viene acceso un fuoco che per tutta la notte verrà alimentato per cuocere completamente il dolce.
Nel frattempo tutti si riuniscono nella capanna della fanciulla ed ella si siede in direzione dell’alba, per accogliere i primi raggi solari e rappresentare il congiungimento amoroso tra la Donna ed il Sole. Tutta la notte viene trascorsa ad intonare i sacri canti che invocano la Donna che si Rinnova, mentre Ella viaggia sulle parole e sulle musiche vibrate nell’aria sino a quando, nel tredicesimo canto, emerge nella fanciulla e la colma della sua essenza. Ora la giovane Donna, completamente identificata nella Dea, canta riferendosi a Lei in prima persona, parla con la sua voce ed è piena della sua consapevolezza.
Alcuni dei versi cantati sono questi:

“Con il mio potere sacro sto viaggiando
Dietro la mia casa vengono poste offerte votive di conchiglie
bianche stupendamente decorate…
con la bellezza davanti a me sto viaggiando
con il mio sacro potere sto viaggiando
con la bellezza dietro di me sto viaggiando
con il mio sacro potere sto viaggiando
con la bellezza sotto di me sto viaggiando
con il mio sacro potere sto viaggiando
con la bellezza sopra di me sto viaggiando
con il mio sacro potere sto viaggiando
con la lunga vita, ora con la bellezza sempiterna, io vivo.
Sto viaggiando
Con il mio sacro potere, sto viaggiando…
Sono qui; sono la Donna Conchiglia Bianca, sono qui…
Sulla distesa di conchiglie bianche, sono qui…”

La sensazione della presenza della Dea viene avvertita da tutti i presenti e la fanciulla ne percepisce l’Amore universale, la Bellezza immortale che permea ogni cosa presente sulla Terra. Ella è la Donna che si Rinnova, è la Madre che ha generato tutto, è l’amante del Sole. La fulminea Saggezza la riempie ed ella è il Tutto, è la madre di sua madre, la nonna di sua nonna, l’infante e l’anziana. Tutte le fasi della sua vita passata e futura sono presenti in lei e dell’immensa coscienza di quest’unico istante ella preserverà il ricordo per sempre.
Al termine dei canti e della cerimonia viene dissotterrato il Dolce della Luna e la fanciulla, sempre rivolta verso il Sole, lo taglia a fette, conservandone la parte centrale. Tutti se ne nutrono, tranne lei, che si limita a distribuirlo alle sue genti. In quel momento, infatti, ella incarna Estsanatlehi che dona ai Suoi figli il Nutrimento.
La torta è simbolo del matrimonio tra la terra ed il sole/fuoco, tra il femminile ed il maschile; contiene gli ingredienti che la Madre offre alla Sua progenie ed è una grande benedizione per tutti, poiché la sua consumazione apporta fortuna, prosperità, pace e benessere, al singolo come all’intera tribù. Si potrebbe pensare che, anticamente, uno degli ingredienti segreti del Dolce della Luna fosse qualche goccia di sangue versato dalla giovane donna e che fosse proprio tale ingrediente ciò che, più di tutto, portava benedizione e felicità.
Quando tutti hanno consumato la torta, la fanciulla viene dipinta con argilla bianca, che ella usa per segnare la pelle di chi desidera ricevere i suoi divini poteri; poi, viene nuovamente massaggiata dalle anziane, che le danno anche dei consigli sulla sua nuova condizione.
Il rituale termina con l’interramento della parte centrale della torta, come offerta e ringraziamento alla Madre Terra, al granoturco e agli altri preziosi alimenti che nutrono e rendono possibile la vita.
Anche dopo il termine del rito, la fanciulla rimane la Donna che si Rinnova, poiché per i Navajo ogni donna che ha vissuto il Kinaalda è la Donna che si Rinnova. Il potere e la presenza della Dea non la abbandona mai ed essa è considerata sacra, rispettata ed onorata come si onora il Divino.
Molti rituali antichi ci parlano del primo sangue femminile come momento magico e iniziatico, nessuna di noi probabilmente ha avuto la fortuna di essere festeggiata con un rituale così significativo e magico, alcune donne moderne hanno un ricordo doloroso e pieno di vergogna del primo ciclo mestruale, ed è un ricordo che in qualche modo ci trasciniamo dietro per tutta la vita, e con lui ci portiamo addosso anche l’imbarazzo, la vergogna e la sensazione di essere sporche.
Le donne Navajo, le Cuna, le aborigene e tutte le donne antiche che conoscevano e riconoscevano in questo passaggio un momento sacro dovrebbero insegnarci ad onorare tutti i nostri tempi femminili, prendete le vostre figlie e festeggiate il loro sangue, siate l’antica donna saggia per tutte le donne che incontrerete nella vostra vita, costruite capanne del sanguinamento, tende rosse, cantate e scrivete preghiere, onorate il vostro sangue e insegnate il potere del femminile, non abbiamo avuto la prima iniziazione al sangue come sarebbe stato giusto per ognuna di noi ma noi… abbiamo il potere di donarla a chi arriverà sul nostro cammino.
Siate donne anziane che guidano anche se non avete l’età per esserlo, il nostro mondo ha bisogno della saggezza e della conoscenza che si pensava perduta.


Selva Della Luna

fonti
Cultura e religione degli indiani d'america L.E. Sullivan




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