mercoledì 22 ottobre 2014

๑๑๑ La Fanciulla Senza Mani, un rituale di discesa aspettando Samhain ๑๑๑



E’ tempo di salpare su un nuovo vascello, dice Ecate agli esseri umani.
E’ tempo di uscire dalla crisalide e di entrare in una nuova intimità, una nuova vulnerabilità.
Aprirsi, apprendere, andare.
Metamorfosi.
Non c’è da avere paura.
Ecate è una levatrice e desidera solo aiutarci a nascere.*

La Luna Nuova del 23 Ottobre coincide con l'entrata del Sole nel Regno dello Scorpione, nello stesso giorno assisteremo anche ad una potente eclissi di Sole.
Dal 23 Ottobre a Samhain ci separano Sette giorni, e il 7 è il numero Sacro del Guerriero spirituale, il ricercatore che si spinge nelle profondità di se stesso per cercare la Verità, in tutti i miti arcaici la discesa nell'oscurità prevedeva 7 scalini, oppure 7 veli di cui spogliarsi o 7 cancelli da oltrepassare .
In verità Ecate, la Sacra Vecchia ci aspetta con il suo vascello ci accompagnerà, se avremo il coraggio di afferrare la sua mano ossuta, e guardare negli occhi la Strega.
Sette passi verso la discesa, sette passi che possono divenire una profonda guarigione, ogni giorno spogliarsi di un velo, ogni giorno lasciare andare qualcosa che non ci identifica più, ogni giorno scendere più profondamente in noi stesse, senza paura di incontrare l'Ombra, senza paura di scoprire che Ecate siamo Noi.
Per questo viaggio nel buio della nostra anima propongo di leggere una fiaba, questa fiaba è divisa in 7 parti, ogni giorno leggetene solo una parte, iniziando dal 23 Ottobre onorate la Luna Nuova leggendo la prima parte e così fino al 31 Ottobre vivete i passi della Fanciulla Senza Mani.
Dividerò io stessa la Fiaba trascrivendola in questo post, così che sia più semplice per tutti percorrere il viaggio verso la Rinascita.
Buon Viaggio anime belle, non dimenticate che non siete sole, Ecate ci accompagna, la Que Sabe che vive nel deserto della nostra anima aspetta solo di essere invocata .

Selva Della Luna

LA FANCIULLA SENZA MANI (Europa centrale e orientale)

C'era una volta, qualche giorno fa, un uomo che possedeva ancora una grande pietra che macinava il grano e lo riduceva in farina per gli abitanti del villaggio. Erano tempi duri per il mugnaio, al quale non erano rimasti che la macina in un capannone e un grande melo fiorito dietro al capannone.
Un giorno, mentre con la sua accetta d'argento era nel bosco per tagliare i rami secchi degli alberi, uno strano vecchio spuntò di dietro a un albero. "Non c'è alcun bisogno di torturarsi spaccando legna" lo lusingò il vecchio. "Ti farò ricco se solo mi darai quel che si trova dietro al mulino". Che c'è dietro al mulino se non il melo fiorito? Pensò il mugnaio, e accettò l'affare proposto dal vecchio.
"Tra tre anni verrò a prendere ciò che è mio", ridacchiò lo straniero, e zoppicando sparì nel folto degli alberi.
Il mugnaio incontrò la moglie sul sentiero. Era corsa fuori dalla casa con il grembiule svolazzante e i capelli scompigliati."Marito, marito mio, ai rintocchi del mezzogiorno, nella nostra casa è arrivato un orologio più bello sulla parete,
le sedie rustiche sono state sostituite da sedie ricoperte di velluto, la povera dispensa è piena di selvaggina, casse e bauli traboccano. Dimmi, ti prego, come ha potuto accadere tutto ciò?" e in quel preciso istante le sue dita si ornarono di anelli d'oro e i suoi capelli si raccolsero in un cerchietto d'oro.
"Ah" esclamò il mugnaio guardando con meraviglia il suo farsetto diventato di raso. Sotto i suoi occhi gli zoccoli dai tacchi così consunti che camminava all'indietro, si trasformarono in bellissime calzature. "E' per via di uno straniero" raccontò affannosamente "nel bosco ho incontrato uno strano tipo coperto da uno scuro mantello che mi ha promesso grandi ricchezze se gli avessi dato quel che sta dietro al mulino. Posso sempre piantare un altro melo!".
"Oh, marito mio!" gemette la moglie, e pareva colpita a morte. "L'uomo dal mantello nero era il Demonio, e dietro al mulino c'è nostra figlia a spazzare il cortile con una ramazza di salice".
E così i genitori corsero a casa, e piansero amare lacrime su tutti i loro fronzoli. La figlia rimase senza maritarsi per tre anni, e la sua indole era come le prime dolci mele della primavera. Il giorno in cui il Diavolo venne a prenderla, fece il bagno e indossò un abito bianco e restò nel cerchio di gesso che si era disegnata attorno. Quando il Diavolo volle afferrarla, una forza invisibile lo scaraventò oltre il cortile.
Urlò il Diavolo: "Non dovrà mai più fare il bagno, altrimenti non posso avvicinarmi a lei". I genitori rimasero terrorizzati e così passarono alcune settimane, e la fanciulla non fece il bagno finchè i suoi capelli non furono tutti arruffati, e le unghie nere, e la pelle grigia, e gli abiti anneriti e induriti dalla sporcizia. Allora il Diavolo tornò. Ma la fanciulla si mise a piangere e le lacrime scivolarono sul palmo delle mani e lungo le braccia. Ora le mani e le braccia erano di un bianco purissimo e pulite. Il Diavolo montò in collera: "Tagliatele le mani, altrimenti non potrò avvicinarmi a lei". Il padre era sconvolto dall'orrore. "Vuoi che tagli le mani a mia figlia?". Il Diavolo urlò: " Tutto qui morrà, anche tu, tua moglie e tutti i campi all'intorno".
Il padre fu così terrorizzato che ubbidì, e chiedendo perdono alla figlia prese ad affilare la sua accetta dal filo d'argento. La figlia si rassegnò e disse: "Sono tua figlia, fa' come devi". E questo fece, e alla fine non si poteva dire se urlava più forte la figlia o il padre. Così terminò la vita della fanciulla come lei l'aveva conosciuta.
Quando il Diavolo tornò la fanciulla aveva tanto pianto che i tronconi rimasti erano di nuovo puliti, e il Diavolo venne di nuovo lanciato oltre il cortile quando cercò di afferrarla. Imprecando con parole che accesero piccoli incendi nel bosco, scomparve per sempre, poiché non aveva più alcun diritto su di lei.
Il padre aveva ormai cent'anni, e la moglie anche. Il vecchio padre offrì alla figlia di vivere in un castello di grande bellezza e ricchezza per tutta la vita, ma la figlia disse che preferiva fare la mendicante e dipendere dalla bontà altrui per il sostentamento. E così le avvolsero le braccia in una garza pulita, e all'alba si allontanò dalla vita quale l'aveva conosciuta. Camminò e camminò. La calura fece sì che il sudore striasse la sporcizia sulla faccia. Il vento le scarmigliò i capelli, che diventarono come il nido di una cicogna fatto di ramoscelli intrecciati alla meglio. Nel pieno della notte arrivò a un frutteto reale in cui la luna aveva poggiato un barlume di luce sui frutti che pendevano dagli alberi.
Non poteva entrare perché il frutteto era circondato da un fossato. Cadde in ginocchio, perché moriva di fame. Un fantasma bianco apparve e sollevò la paratoia, così il fossato si svuotò. La fanciulla camminò tra i peri, e in qualche modo sapeva che ogni pera perfetta era stata contata e numerata, e qualcuno le custodiva. Un ramo si piegò così basso che potè prenderlo. Poggiò le labbra sulla buccia dorata di una pera e la mangiò stando lì in piedi nel chiarore lunare, con le braccia avvolte nella garza, i capelli scarmigliati, con l'aspetto di una donna di fango, la fanciulla senza mani.
Il guardiano vide tutto, ma riconobbe la magia dello spirito che custodiva la fanciulla, e non intervenne. Quando ebbe finito di mangiare quell'unica pera, la fanciulla attraversò il fossato e andò a dormire al riparo degli alberi. La mattina dopo il re arrivò per contare le pere. Scoprì che ne mancava una. Quando venne interrogato il custode spiegò: "Due spiriti prosciugarono il fossato, entrarono nel giardino mentre alta era la luna, e una senza braccia mangiò la pera che gli si offriva".
Il re disse che quella notte avrebbe vegliato. A notte arrivò insieme al suo giardiniere e al suo mago, che sapeva parlare agli spiriti. I tre sedettero sotto un albero e rimasero in osservazione. A mezzanotte, la fanciulla arrivò fluttuando dal bosco, con indosso vecchi stracci sporchi, i capelli arruffati, il volto striato, le braccia senza mani, e lo spirito bianco accanto a lei. Entrarono nel frutteto come l'altra volta. Di nuovo l'albero gentilmente si piegò perché potesse raggiungerlo e lei gustò la pera all'estremità del ramo.
Il mago si avvicinò ma non troppo, e domandò: "Sei di questo mondo o non di questo mondo?". E la fanciulla rispose: "Un tempo ero del mondo, e cionondimeno non sono di questo mondo". Il re interrogò il mago: "E' un essere umano o uno spirito?". Il mago rispose che era tutte e due le cose. Il cuore del re sobbalzò ed egli corse verso di lei e le disse a gran voce: "Non ti abbandonerò. Da oggi in poi mi prenderò cura di te". Al castello fece fare per lei due mani d'argento, che furono fissate alle sue braccia. E fu così che il re sposò la fanciulla senza mani.
Dopo qualche tempo, il re dovette muover guerra a un regno lontano, e chiese alla madre di prendersi cura della sua giovane moglie, poiché l'amava con tutto il cuore. "Se darà alla luce un bambino, inviami immediatamente un messaggio".
La giovane regina diede alla luce un bel bambino e la madre del re inviò subito un messaggero per dargli la buona notizia. Ma lungo la via il messaggero si sentì stanco e insonnolito, e cadde in un sonno profondo accanto alla riva di un fiume. Il Diavolo spuntò da dietro un albero e cambiò il messaggio: diceva che la regina aveva partorito un bambino che era per metà cane.
Il re rimase sconvolto, ma inviò un messaggero dicendo di amare la regina e di prendersi cura di lei il quel terribile momento. L'uomo che portava il messaggio di nuovo arrivò al fiume e cadde in un profondo sonno. Al che il Diavolo tornò e cambiò il messaggio: "Uccidete la regina e il suo bambino".
La vecchia madre rimase sconvolta dalla richiesta e inviò un messaggero per avere la conferma. I messaggeri andarono e tornarono, sempre addormentandosi vicino al fiume, col Diavolo che cambiava i messaggi rendendoli sempre più terribili; l'ultimo diceva: "Conserva la lingua e gli occhi della regina come prova che è stata uccisa". La vecchia madre non se la sentiva di uccidere la dolce giovane regina. Sacrificò invece una daina, ne prese la lingua e gli occhi e li nascose. Poi aiutò la giovane regina a legarsi il piccolo al petto, la ricoprì con un velo e le disse che doveva fuggire per salvarsi la vita. Le donne piansero e si abbracciarono, nella speranza di rivedersi.
La giovane regina vagò finchè arrivò alla più grande e selvaggia foresta che avesse mai visto. Si aggirò intorno alla ricerca di un sentiero per penetrarvi. All'imbrunire riapparve il solito spirito bianco e la guidò fino a una povera locanda tenuta da gentili abitatori del bosco. Una fanciulla dall'abito bianco fece entrare la regina e la chiamò per nome. Il bimbo venne messo a giacere. "Come fai a sapere che sono una regina?" domandò la fanciulla. "Noi che siamo nel bosco seguiamo queste cose, mia regina. Ora riposa".
Così la regina rimase sette anni alla locanda, ed era felice con il suo bambino e della sua vita. Pian piano le mani ripresero a crescere, prima come piccole mani di bambina, rosee come le perle, e poi come mani di ragazza, e infine come mani di donna.
Intanto il re era tornato dalla guerra, e la vecchia madre gli domandò piangente: "Perché hai voluto che uccidessi due innocenti?" e gli mostrò gli occhi e la lingua. Udendo la terribile storia, il re vacillò e pianse un pianto inconsolabile. La madre vide il suo dolore e gli raccontò la verità. Il re decise di partire immediatamente, senza mangiare né bere, e di viaggiare fino in capo al mondo per ritrovarli. Per sette anni continuò a cercare. Le sue mani divennero nere, la barba scura come torba, gli occhi cerchiati di rosso e riarsi. Per tutto quel tempo non mangiò né bevve, ma una forza più grande di lui lo aiutava a vivere.
Alla fine giunse alla locanda. La donna con l'abito bianco lo fece entrare, e lui si sdraiò, così stanco. La donna gli pose un velo sulla faccia e lui si addormentò. Mentre il respiro diventava profondo, il velo lentamente gli scivolò dalla faccia. Si risvegliò per trovare accanto a sé una bellissima donna e uno stupendo bambino che lo guardavano. "Io sono la tua sposa e questo è tuo figlio". Il re avrebbe voluto crederle, ma la fanciulla aveva le mani. "Per le mie fatiche e la mia cura, le mani mi sono ricresciute", disse la fanciulla. E la donna con l'abito bianco portò le mani d'argento riposte come un tesoro in un cassettone. Il re si levò e prese tra le braccia la regina e suo figlio e quel giorno ci fu grande gioia nel bosco. Tutti gli spiriti e gli abitanti della locanda parteciparono a uno splendido festino. Poi il re, la regina e il bambino tornarono dalla vecchia madre, festeggiarono un altro sposalizio ed ebbero molti bambini, i quali raccontarono questa storia a centinaia di altri, che raccontarono questa storia a centinaia di altri ancora, come voi siete tra le altre centinaia a cui la racconto.
Questa storia copre un viaggio di molti anni, il viaggio dell'intera esistenza di una donna. Parla dell'iniziazione nel bosco sotterraneo mediante il rito della resistenza.La prima fase: il baratto alla cieca 1 giorno
Quale baratto maldestro fanno le donne? Accettiamo il baratto meno conveniente quando cediamo la nostra vita sapiente profonda in cambio di una molto più fragile, quando rinunciamo ai denti, agli artigli, al nostro senso, al nostro odorato. Come il padre del racconto, concludiamo l'affare senza renderci conto della sofferenza che ci costerà. L'iniziazione di una donna comincia con il maldestro baratto accettato tanto tempo prima, quando ancora sonnecchiava. In uno stato di dormiveglia psichico assai simile al sonnambulismo. La figlia del racconto è una creatura amabile da contemplare, un'innocente. Potrebbe per tutta la vita spazzare il cortile dietro al mulino.
Il racconto inizia con il tradimento non intenzionale ma tremendo del femminino, dell'innocente. Il padre, simbolo di quella funzione della psiche che dovrebbe guidarci nel mondo esterno, non comprende che molte cose non sono come appaiono al primo contatto.
A nessun essere senziente è concesso di rimanere per sempre innocente in questo mondo. Per crescere dobbiamo affrontare il fatto che le cose non sono come a tutta prima sembrano. La perdita e il tradimento sono i primi passi malfermi del lungo processo iniziatico che ci sospinge nella selva subterranea. Lì possiamo superare le mura che ci siamo costruite.
Il maldestro baratto vale anche per la donna di qualsiasi età non iniziata, o la cui iniziazione è incompiuta.
La storia comincia con il simbolo del mulino e del mugnaio. Come questi la psiche macina idee. Questa capacità psichica viene detta "lavorazione". Ma nella storia il mulino non macina, nulla si fa dei materiali grezzi che arrivano ogni giorno nella nostra esistenza e la psiche smette di nutrirsi in modo critico. La vita creativa della psiche si trova a un punto morto. Immaginiamo che in quel periodo ci venga offerto qualcosa gratuitamente. Quando una donna rinuncia agli istinti che le dicono quando è il momento giusto per dire sì e quando per dire no, quando abbandona l'introspezione, l'intuito e tutti gli altri suoi caratteri selvaggi, allora si ritrova in situazioni che promettevano meraviglie e in realtà danno sofferenza.
Il Diavolo rappresenta la forza predatrice della psiche, la forza oscura, che in questo racconto non viene riconosciuta per quello che è. La luce, che sia lo splendore della vita creativa di una donna, la sua anima selvaggia, la sua bellezza fisica, la sua intelligenza o la sua generosità, attrae sempre il predatore. La luce ignara e senza protezione è sempre un bersaglio. Un tipo di baratto può essere quello di non dire mai di no pur di essere amata.
Il melo fiorito è una metafora della fecondità, ma ancor più del bisogno creativo intensamente sensuale e della maturazione delle idee. Constatiamo la devastante disistima della psiche per il valore del femminino primordiale elementare quando il padre dice: "Potremo certo piantarne un altro". Il giovane io viene svenduto senza che se ne riconosca il grande valore. Ma è proprio da questa frattura della conoscenza che prende avvio l'iniziazione alla resistenza.
Il mugnaio taglia la legna: la psiche comincia ad affrontare la durissima fatica di portare luce e calore a se stessa. Ma l'io è sempre alla ricerca di una comoda scappatoia. Quando il Diavolo dice di poter risparmiare la fatica, il mugnaio accetta, sentendosi sollevato che esista un sistema più facile: ma non esiste trasformazione senza fatica. Quando scansiamo la fatica di tagliare la legna, al suo posto saranno tagliate le mani della psiche.
Questo è per tutte l'inizio. Ora il dolore diventa conscio. In questo caso, una donna può farne qualcosa. può usarlo per apprendere, per diventare forte, per diventare sapiente.
La seconda fase: lo smembramento 2 giorno
Restiamo tramortite quando comprendiamo l'accaduto. Proviamo orrore per aver rispettato il baratto.
Passano tre anni tra il momento del baratto e l'arrivo del Diavolo. In questi tre anni la donna non ha la chiara consapevolezza di essere lei il sacrificio. In questi tre anni il lavoro consiste nel rafforzarsi il più possibile, nell'usare per sé tutte le risorse psichiche, nel diventare il più possibile consapevoli. L'irrequietezza è tipica di questa fase dello sviluppo spirituale. Arriva la crisi quando siamo in attesa di quel che sarà, ne siamo certe, la nostra distruzione, la nostra fine. Allora, come la fanciulla, drizziamo le orecchie per sentire una voce lontana, che ci dice di essere forti, e come mantenere lo spirito semplice e puro. Se ascoltiamo le voci dei sogni, le immagini, le storie e la nostra arte, coloro che se ne sono andate prima di noi, qualcosa arriva, il personale rito psicologico che serve a consolidare questa fase del processo. Porre attorno a sé la protezione della madre selvaggia - il cerchio di gesso - permette che la discesa psicologica continui senza deviazioni.
La fanciulla lacrima sulle sue mani. Le lacrime sono una germinazione di ciò che la preserva, che purifica la ferita che le è stata inferta. Qualcosa in questo pianto tiene lontano il predatore, tiene lontano il desiderio insano che la perderebbe. Le lacrime aiutano ad accomodare le lacerazioni della psiche, là dove l'energia è colata via. Le lacrime ci rendono consapevoli, non è possibile riprendere a dormire quando si piange.
Il Diavolo non può avvicinarsi all'io selvaggio, la cui purezza respinge l'energia distruttiva. Allora ordina al padre di mutilare la figlia, vuole che perda le mani, cioè la capacità psichica di afferrare, trattenere, aiutare se stessa e gli altri. Nel perdere le mani, la donna compie il cammino nella selva subterranea dell'iniziazione. Possiamo intendere la rimozione delle mani psichiche così come il simbolo veniva inteso dagli antichi. In Asia, l'ascia celestiale era usata per separare l'individuo dall'io non illuminato. Le mani vengono recise per prendere le distanze dalle seduzioni, dalle cose insignificanti a portata di mano, che ci impediscono di crescere. L'albero fiorito deve subire l'amputazione. Nella metafora del taglio delle mani vediamo che poi nascerà qualcosa, la donna della favola non può più continuare ad essere com'è stata. Quando diciamo che una donna ha le mani mozze, intendiamo che è recisa dal conforto e dalla cura di sé, capace dunque solo di seguire il vecchio cammino.
E' dunque giusto continuare a piangere, le lacrime sono il muro d'acqua che tiene lontano il Diavolo, perché c'è qualcosa nella purezza delle lacrime sincere che spezza il suo potere, le lacrime ci aiutano a non venir ridotti in cenere. Essere un albero fiorito e umido è fondamentale, altrimenti ci si spezza. E' bene piangere, è giusto, non risolve il dilemma, ma aiuta a continuare.
A questo punto si produrrà un cambiamento nella nostra esistenza, la nostra vita come la conoscevamo è finita. Desideriamo essere sole, essere lasciate in pace. Non possiamo più fare affidamento sulla cultura paterna dominante, stiamo per la prima volta imparando la nostra vera vita. Tutto ciò a cui davamo valore perde il suo sfavillio. Questo induce il Diavolo a svignarsela, la cosa che desidera distruggerci si ritira. E noi abbiamo ancora dei piedi che conoscono la strada, una
mente-anima che vede lontano, seni e ventre con cui sentire.
La terza fase: il vagabondaggio 3 giorno
L'iniziazione è un processo mediante il quale abbandoniamo la nostra inclinazione naturale a restare inconsapevoli e decidiamo di perseguire, anche se dovremo lottare e soffrire, un'unione conscia con la mente più profonda. Padre e madre tentano di riportare la fanciulla a uno stato inconscio: "resta con noi", ma la sua natura istintuale non accetta, perché sente di dover riuscire a vivere completamente sveglia. La fanciulla diventa una vagabonda, e questa è una resurrezione a una nuova vita. In questa fase le donne spesso cominciano a sentirsi disperate e insieme decise a continuare il viaggio. E così lasciano una vita per un'altra, una fase dell'esistenza per un'altra, un'amante per nessun altro amante. Padre e madre muoiono, i suoi nuovi genitori sono la strada e il vento. All'epoca dei grandi matriarcati era inteso che una donna sarebbe stata naturalmente condotta nell'oltretomba, guidata dai poteri del femminino profondo, era una parte della sua istruzione e un'impresa per ottenere la conoscenza.
Ora la fanciulla è affamata. Quando discendiamo nella natura primaria i vecchi modi automatici di nutrirsi sono eliminati, cose del mondo perdono il loro sapore, per noi non c'è cibo. E' quindi un miracolo della psiche se, quando siamo tanto indifese, giunge un aiuto, e al momento giusto. La fanciulla è visitata dallo spirito bianco, un emissario dell'anima, che rimuove le barriere che le vietano di nutrirsi. Lo spirito scorta la fanciulla attraverso il regno sotterraneo degli alberi. E' importante per la donna che compie il viaggio di individuazione, avere buon senso spirituale, o essere assistita da una guida, per non cadere nella fantasmagoria dell'inconscio, per non perdersi in questo materiale tormentoso. L'albero da frutta offre cibo generoso, perché raccoglie l'acqua nei suoi frutti. Per questo si pensa che il frutto sia investito d'anima, di una forza vitale che si sviluppa e contiene acqua, aria, terra, cibo e seme. La psiche delle donne nutrite con il frutto e l'acqua e il seme continua nella maturazione. Nei tempi più bui l'inconscio femminile, l'inconscio uterino, la Natura , nutre l'anima della donna: il pero del frutteto si china per dare alla fanciulla il suo frutto. La discesa nutrirà anche se è buio, anche se si ha la sensazione di aver perduto la strada. Ci nutriamo del corpo della madre selvaggia, mangiamo quel che diventeremo.
La quarta fase: il ritrovamento dell'amore nell'oltretomba 4 giorno
Il re è uno dei principali guardiani dell'inconscio femminile, il suo frutteto è ricco di alberi della vita e della morte. E' della famiglia degli dei selvaggi. Come la fanciulla è capace di sopportare molto. E come la fanciulla ha davanti un'altra discesa da compiere. In un certo senso si direbbe che insegua la fanciulla. Quando andate vagando, qualcuno stagionato ed esperto attende che bussiate alla sua porta.
Il giardiniere, il re e il mago sono tre personificazioni mature dell'archetipo maschile. I principali agenti di trasformazione presenti nel frutteto sono:
LA FANCIULLA - Rappresenta la psiche sincera, e prima dormiente. Ma è un'eroina guerriera, ha la resistenza della lupa solitaria, sa sopportare sporcizia, sudiciume, tradimento, ferite, solitudine, esilio.
LO SPIRITO BIANCO - E' la guida, colui che ha una sapienza innata e gentile, un battistrada nel viaggio della donna.
IL GIARDINIERE - E' un coltivatore dell'anima, un custode rigenerativo del seme, del suolo e della radice. La sua funzione è la rigenerazione.
IL RE - Rappresenta un tesoro di sapienza ritrovato nell'oltretomba. Ha la capacità di portare nel mondo la conoscenza interiore. Nella storia, quando vaga alla ricerca della sua regina perduta, patirà una sorta di morte che lo trasformerà da re civilizzato in re selvaggio. Rappresenta il rinnovamento degli atteggiamenti e delle leggi predominanti della psiche femminile.
IL MAGO - Rappresenta la magia diretta del potere femminile. aiuta a conservarla e a metterla in atto nel mondo esterno.
LA REGINA MADRE - In questo racconto è la madre del re. Rappresenta la fecondità, la grande autorità nel vedere i trucchi del predatore, la capacità di attenuare le maledizioni. E' il concime che fa nascere le idee.
IL DEMONIO - E' il predatore naturale della psiche femminile, è una forza che è stata separata dal suo aspetto portatore di vita, una forza da domare e contenereE' attraverso la congiunzione e la pressione di tali elementi dissimili alberganti lo stesso spazio psichico che si fanno l'energia, l'introspezione e la conoscenza. Avverrà una morte spirituale e nascerà una nuova vita. Se vi trovate nel frutteto e con voi ci sono questi aspetti psichici identificabili, non è il caso di volgere le spalle: dobbiamo andare avanti.
Le pere rappresentano un'esplosione di vita nuova, un seme della nuova individualità. Sono lì per tutte le persone affamate durante il lungo viaggio verso l'oltretomba.
I tre attributi maschili della psiche femminile - il giardiniere, il re, il mago- sono coloro che osservano, interrogano e aiutano la donna nel suo viaggio nell'oltretomba.
Mediante il simbolo rotondo del fiume, il fossato, il racconto ci avverte che quest'acqua non è un'acqua qualsiasi, è un confine, quando si passa si entra in un altro stato dell'essere. Qui la fanciulla passa attraverso lo stato di consapevolezza riservato ai morti, ma non deve morire, bensì attraversare la terra dei morti come creatura vivente, perché è così che si forma la consapevolezza. L'acqua del fiume non va bevuta, né attraversata. Non dobbiamo giacere e addormentarci su quanto è stato tanto difficile raggiungere, né saltare nel fiume nel folle tentativo di accelerare il processo. Dobbiamo passare nel letto prosciugato.
Il mago dice che la fanciulla è sia un essere umano che uno spirito: vive nei giorni del mondo di sopra, ma il lavoro di trasformazione avviene nel mondo sotterraneo, e lei può stare in entrambi. Quando una persona si trova in questo stato di duplice cittadinanza, può commettere l'errore di pensare che sia una buona idea allontanarsi dal mondo, dalla vita mondana, con tutte le sue fatiche e i suoi doveri. Invece in questi momenti il mondo esterno è l'unica fune rimasta alla caviglia di chi spenzola nell'oltretomba. Questa fatica di vagare in due mondi ci porta ad abbandonare le paure e le ambizioni dell'io per seguire semplicemente ciò che arriva.
Il re lancia un'occhiata alla fanciulla e immediatamente, senza un dubbio o un tremito, la ama come fosse sua. La riconosce sua non nonostante il fatto che sia una selvaggia vagabonda senza mani, ma proprio grazie ad esso. Anche se vaghiamo sporche e vestite di stracci, e senza mani, una gran forza dell'Io può amarci, e ci stringe al suo cuore. Il re promette di proteggerla e amarla. Ora la psiche è più conscia, avverrà lo sposalizio tra due parti così disparate, due vite energiche ma dissimili sono unite. Il re ordina per la fanciulla un paio di mani-spirito, ora la donna ha la capacità di camminare e la manualità, la mano simbolica nel mondo sotterraneo può vedere al buio e attraversare il tempo. Le mani psichiche permettono di afferrare meglio i misteri dell'oltretomba, rappresentano un passaggio della fanciulla in un ruolo diverso.
La quinta fase: lo strazio dell'anima 5 giorno
Il re si sposa e deve subito partire per la guerra, lontano: l'energia regale della psiche ricade in modo che possa verificarsi il passo successivo del processo, e sia sottoposta a debita prova la posizione psichica appena trovata dalla donna. Quando sentiamo una minore vicinanza del sostegno, sta per cominciare un periodo di prova durante il quale ci sarà chiesto di nutrirci soltanto della memoria dell'anima, finchè l'amato non potrà tornare. Allora i nostri sogni sono il solo amore che per qualche tempo avremo. Il contributo psichico del re è mantenuto dall'amore e dalla memoria.
Spesso in questo periodo la donna è ricolma di un'idea nascente su quello che la sua vita può diventare se persevererà nel lavoro. Per via dell'esplosione di vita nuova, di nuovo salta nell'abisso. Ma questa volta l'amore del maschile interiore e dell'Io selvaggio la sosterranno come mai era accaduto prima. L'unione del re e della regina nel mondo sotterraneo produce un bambino magico che ha tutto il potenziale del mondo sotterraneo. Partorire significa divenire se stesse, un unico io, una psiche non divisa. Nella nascita sotterranea una donna apprende che tutto ciò che la sfiora è una parte di lei. Un nuovo io avanza. La nostra vita interiore, quale l'abbiamo conosciuta, sta per cambiare. Quel che bramiamo non potrà mai essere offerto da un compagno, da un lavoro, dal denaro, da qualcosa di nuovo. Quel che bramiamo è l'altro mondo, il mondo che sostiene la nostra vita in quanto donne.
La madre del re è la vecchia La Que Sabè. Quando nasce l'Io bambino la vecchia regina madre invia un messaggio al re ma il messo che dovrebbe collegare e rendere possibile la comunicazione tra queste due componenti della nuova psiche non sa ancora difendersi dalla forza distruttiva/seduttiva della psiche. Si addormenta, e il Diavolo affamato è in agguato. Egli trasforma un messaggio che doveva provocare amore e festa in uno che provoca disgusto. Il Diavolo si fa beffe di noi: "Sei tornata all'ingenuità e all'innocenza ora che sei amata? Pensi che sia tutto finito, stupidissima donna?". Questo è l'errore: dimenticarsi dell'esistenza del Diavolo. Il predatore è abile nel travisare le percezioni umane e le comprensioni vitali che ci servono per sviluppare dignità morale, prospettiva visionaria e azione adeguata nelle nostra vita e nel mondo. Se è vero che il predatore predilige la preda affamata d'anima, è attratto anche dalla consapevolezza, dalla riforma, dalla liberazione e dalla nuova libertà. Egli tramuta i messaggi portatori di vita tra l'anima e lo spirito in messaggi portatori di morte , che ci spezzano il cuore, provocano vergogna e ci inducono a non fare l'azione giusta.
Comunque, la madre del re vede bene cosa sta accadendo e si rifiuta di sacrificare la figlia. Smaschera il predatore. Non cede. La donna selvaggia sa come trattare un predatore. Le donne imparano a cercare il predatore invece di cercare di scacciarlo, ignorarlo e mostrarsi gentili con lui. Apprendono i suoi trucchi, i suoi travestimenti, il modo in cui pensa. Allora, sia che il predatore nasca all'interno, sia che venga dalla cultura esterna, saremo capaci di tenergli testa.
E' un fatto psichico che quando si dà vita a qualcosa di bello, emerge anche qualcosa di meschino, qualcosa di invidioso, che manca di comprensione o ostenta disprezzo. Il nuovo bambino verrà ingiuriato, definito brutto e biasimato. L'antidoto è la consapevolezza dei propri punti deboli e delle proprie doti, così che il complesso non possa agire per conto proprio. Quando una donna ha un complesso del Demonio, accade questo: prosegue nel suo cammino, lavora bene, pensando ai casi suoi, e all'improvviso ecco che salta fuori il Diavolo, e tutto il suo lavoro crolla. Il Diavolo mente e dice che il tempo trascorso dalla donna nel mondo sotterraneo ha prodotto un mostro, mentre in realtà ha prodotto uno splendido bambino.
Occorre moltissima fede per continuare, ma dobbiamo, e lo faremo. Sarebbe rovinoso abbandonare il lavoro ora. Il re della nostra psiche ha coraggio. Non si piegherà al primo colpo. Non si accartoccerà nell'odio e nel castigo come spera il Diavolo. Il re è sconvolto dal messaggio ma dice di prendersi cura della regina e del bambino. Possono due forze restare collegate anche se una è considerata abominevole e spregevole? Possono restare accanto indipendentemente da tutto ? La risposta e sì.
Quando il messaggio chiede di uccidere la regina e il bambino, la madre del re oppone un netto rifiuto. Il predatore spera che la psiche uccida in sé l'aspetto appena risvegliato, quello della donna sapiente. Ma essa dice : "E' troppo, non posso sopportarlo." E comincia ad agire con maggiore astuzia. La madre invia la giovane in un altro luogo simbolico dell'iniziazione, il bosco. Questo sarebbe stato nel corso naturale degli eventi, anche senza l'apparizione del Diavolo. Il Diavolo ci fa sentire l'esigenza di alzarci e correre al luogo successivo di iniziazione, che ci insegnerà i cicli finali della vita femminile.
Coperta da un velo, la fanciulla se ne va nel bosco, con il suo bambino al seno. Il velo segna la differenza tra nascondersi e travestirsi. E' il simbolo della concentrazione in se stesse. Dobbiamo tenerci stretta l'energia vitale e non cederla a chiunque la chieda, a qualunque ispirazione ci colga. Mettere un velo su qualcosa ne aumenta l'azione e il sentimento. La fanciulla del racconto, velata, è intoccabile, è di nuovo protetta. Siamo protette da una solitudine superiore, sontuosa, che ci nutre e ci dà saggezza. I divertimenti del mondo di sopra non ci abbagliano. Siamo meli in fiore in movimento, alla ricerca della foresta alla quale apparteniamo. In questo periodo siamo incaricate di ricordare, di persistere nel nutrimento spirituale, anche se siamo separate da quelle forze che ci hanno sostenuto in passato. Non possiamo restare per sempre nell'estasi dell'unione perfetta. Il nostro lavoro consiste nello svezzarsi da queste forze altamente eccitanti, pur restando in consapevole collegamento con loro, e andare avanti verso il compito successivo. Se restiamo in un luogo preferito della psiche, nella bellezza e nel rapimento, l'individuazione procede faticosamente e lentamente. Le forze sacre un giorno vanno abbandonate, almeno temporaneamente, perché possa verificarsi la fase successiva del processo.
La sesta fase: il regno della Donna Selvaggia 6 giorno
La regina resta sette anni nella locanda del bosco, lentamente le ricrescono le mani. Il compito viene portato a termine. Lo spirito bianco che la guida e che la protegge è la vecchia Madre Selvaggia, la psiche istintuale che sa sempre cosa sta per accadere. I compiti e gli adempimenti di questi sette anni non vengono menzionati, ma l'iniziazione femminile è un archetipo, il cui nucleo resta sempre costante, nonostante le numerose varianti. La vita di una donna si divide in fasi di sette anni ciascuna, e ogni periodo comprende una certa serie di esperienze e adempimenti.
Nel periodo in cui rimane nel bosco alla fanciulla ricrescono le mani seguendo le varie fasi. La sua comprensione di quanto è accaduto è inizialmente imitativa, come in una bambina. Mentre le mani diventano quelle di una ragazza, sviluppa una comprensione completa ma non assoluta di ogni cosa. Quando infine divengono mani di donna, ha una presa esperta e più profonda sul non concreto, il metaforico, il sacro sentiero che ha percorso.
Allora la donna comprende di riavere una presa sulla sua vita, e mani per rimodellarla. E' maturata, ora è davvero "dentro di sé".
La settima fase: la sposa e lo sposo selvaggi 7 giorno
Anche la ricerca del re dura sette anni. Alla fine c'è una festa spirituale. Il re, la regina e il bambino tornano dalla madre del re, e si celebra un nuovo sposalizio. Alla fine, la donna che ha compiuto la discesa, ha mescolato quattro poteri spirituali: l'animo regale, l'Io bambino, l'antica Madre Selvaggia e la ragazza iniziata. Sono questi quattro poteri a dirigere la psiche.
La fanciulla non è più la donna che il re ha sposato, non è più la fragile anima vagante. Ora conosce i suoi modi di donna in tutte le questioni. Ha le mani. Dunque il re deve soffrire per svilupparsi, per essere capace di portare quel che lei è e quel che lei sa su nel mondo. Egli non ha perduto le mani, ma la sua regina e la sua progenie, così l'animo imita il sentiero della fanciulla. Questo riorganizza il modo di essere della donna nel mondo, quello che la donna ha appreso si rifletterà non solo nella sua anima, ma sarà anche agito nel mondo.
Una delle cose sorprendenti di questa lunga iniziazione è che la donna che la affronta continua a vivere regolarmente all'esterno: ama gli amanti, partorisce figli, rincorre l'arte, si preoccupa del cibo, dipinge, lavora a maglia, lotta, seppellisce i morti, esegue i lavori quotidiani e quelli del lontano viaggio in profondità. E' meglio restare nel mondo che lasciarlo, perché la tensione è migliore e la tensione produce una vita preziosa.
Il tentativo del demoniaco di sorprendere l'anima è alla fine fallito. Il fatto che sia la fanciulla senza mani sia il re soffrano attraverso la stessa iniziazione di sette anni è il terreno comune tra il femminile e il maschile. Ci comunica che , invece dell'antagonismo, tra le due forze può instaurarsi un amore profondo, specie se radicato nella ricerca di se stessi.
Per le donne il lavoro consiste nel vagare nella foresta, e poi ricominciare a vagare. Inizialmente è dura stare con la Donna Selvaggia. Riparare l'istinto ferito, bandire l'ingenuità, apprendere gli aspetti più profondi della psiche e dell'anima, trattenere quel che abbiamo appreso, non volgerci altrove, proclamare a gran voce che cosa vogliamo…tutto ciò richiede una resistenza sconfinata e mistica.




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01 Novembre, Roma
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* citazione iniziale Carla G. Colotti - L'Oscura Signora.La fiaba è tratta da Donne che Corrono coi Lupi - Clarissa Pinkola Estés

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